Luigi Ballerini in libreria

Luigi Ballerini, Libreria Giannino Stoppani

Luigi Ballerini di ragazzi ne conosce tanti.
Parla la loro lingua, ne riceve le confidenze. Sa ascoltarli, e questo rende i suoi libri uno specchio in cui i ragazzi riescono a scorgersi.
L’abbiamo incontrato in libreria insieme ai ragazzi dell’Istituto Tecnico d’Istruzione Superiore Belluzzi di Bologna, un gruppo composto in prevalenza da ragazzi che avevano letto la storia di Toto e Rossana e per due ore ne hanno parlato con Luigi Ballerini.
Non chiamarmi Cina è un libro che offre molti spunti di discussione e superato l’imbarazzo di dover parlare del sentimento che unisce i due giovani protagonisti, i ragazzi iniziano a parlare della storia intrecciandola con le loro storie.
Nella classe coinvolta ci sono ragazzi che, come Rossana sono immigrati di seconda generazione, anche loro si sono sentiti o si sentono ancora troppo italiani per la loro comunità di appartenenza, o troppo bengalesi o filippini per i loro amici italiani.

Libreria Giannino Stoppani

Pur essendo nati in Italia combattono una guerra personale con la loro identità culturale.

Ma che cosa lega una persona alla cultura del proprio paese?
Le tradizioni o la vita di tutti i giorni? Non è una domanda semplice, ma soprattutto non è una domanda per cui possa esistere una sola risposta giusta.
L’altra parte della storia riguarda Toto, un ragazzo come tanti con il sogno di fare il calciatore professionista, il suo narcisismo non accetta nessun rifiuto, ricorda molto nel suo impeto le cronache in cui leggiamo di ragazzi incapaci di amare senza possedere.
Sono ragazzi in carne e ossa quelli messi sulla pagina da Ballerini, sarà per questo che piacciono tanto, non si nascondono dietro falsi profili e non fanno i supereroi.